Usa: Smartphone, aiuto fiscale

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Oggi parliamo di novità negli Stati Uniti d’America. Come ben ripetiamo quasi fino alla noia, lo smartphone ormai fa parte dell’equipaggiamento standard dell’individuo. Ogni uomo o donna di questo pianeta, ne ha almeno uno con se e lo porta sempre ed ovunque. Pochissimi sono rimasti coloro che non hanno un cellulare in tasta, e soprattutto negli Stati Uniti d’America, non c’è rischio che questo accada, perché lo smartphone viene visto come status symble, oltre che come strumento di comunicazione per eccellenza.

Oggi vediamo quindi, lo Stato e la tesoreria americana, come ha messo in piedi il rapporto utente e smartphone, facendolo passare per le interazioni con l’ambito fiscale per migliorare e velocizzare i controlli fatti sulle persone.

In questo periodo, infatti, per i cittadini americani è tempo di consegnare la dichiarazione dei redditi personale ed aziendale. La tecnologia e gli smartphone, si mettono così al servizio dei contribuenti (soprattutto quelli ritardatari), lanciando applicazioni per smartphone che facilitano la compilazione e l’invio di tutti i moduli. Attualmente parliamo di compatibilità con sistemi operativi come l’iOS di Apple e con Google Android.
Il software Taxcaster Mobile, ad esempio, permette di stimare ipoteticamente la cifra che va contribuita al Fisco, oppure di quanto è la cifra che lo Stato deve restituire.

H & R, invece, ci consiglia attraverso il GPS integrato, dov’è l’ufficio di assistenza per la compilazione dei documenti più vicino. Le applicazioni sono create dall’International Revenue Service Building (il nostro ufficio Tesoreria), che così tengono sotto controllo pagamenti e rimborsi. Legata a questa applicazione, c’è anche qualcosa di utile per la gestione quotidiana dell’economia domestica. Stiamo parlando di ShoeBoxed, software che fotografa ricevute fiscali e scontrini, archiviandoli sui nostri software di gestione dati, ad esempio Excel. Un dato curioso e significativo, è quello che riguarda il frequente utilizzo di questi software nell’ultimo anno, soprattutto sui tablet, ormai diffusissimi tra i contribuenti statunitensi.

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