In Italia sempre più bambini possiedono un cellulare

di Silvio Spina Commenta

Nonostante le ricerche effettuate e i moniti lanciati da buona parte della comunità scientifica riguardo la cautela nell’utilizzo dei cellulare da parte dei giovanissimi, i dati nel nostro paese si muovono in maniera opposta. A dirlo è uno studio condotto dall’Università La Sapienza di Roma insieme alla Cattolica di Milano, che ha riguardato, appunto, la diffusione della telefonia mobile nella fascia d’età cosiddetta “pre-adolescenziale”. I risultati sono davvero eclatanti e mostrano una realtà di cui ormai siamo abituati, soprattutto in un paese letteralmente invaso da telefonini e sim card qual è l’Italia.

Secondo il sondaggio effettuato dai due atenei, infatti, sono addirittura il 20% i bambini che possiedono un cellulare fin dalla prima-seconda elementare. Ma non è finita qui: la fascia dei quattordicenni, ovvero coloro che frequentano la terza media, hanno praticamente tutti il cellulare (si parla del 90 % del campione intervistato).

Se pensate che questo sia dovuto principalmente ai dispetti dei bambini o dei ragazzi che vogliono a tutti i costi un terminale, vi sbagliate: ormai sono sempre più numerosi i genitori che acquistano un telefonino per i propri figli, in modo tale da avere un contatto diretto con loro in qualsiasi momento della giornata. Un ulteriore segno di come la società odierna stia diventando sempre più ansiogena? Certo è che molti di noi non hanno avuto un telefonino a quell’età e la crescita è stata, per cosi dire, “normale” (più o meno). È davvero necessario, quindi, lasciare un telefonino nelle mani di bambini cosi piccoli?

Ricordando anche i risultati ottenuti dall’Istituto di Ricerca Neuro-diagnostica di Marbella di qualche tempo fa’ e degli enormi rischi che gli esseri umani in tenera età correrebbero con un contatto continuato e diretto con le radiazioni emesse dai telefonini (ovviamente da prendere con le pinze come tutte le ricerche, ma da non sottovalutare e ridicolizzare) e tutte le problematiche psicologiche e fisiche connesse, forse sarebbe meglio cercare soluzioni alternative, o quantomeno, consentire un utilizzo soltanto nei momenti di vera necessità.

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